Rinforzato da una colonna sonora inquietante, alla Tim Burton, il ritorno di Consuelo Castiglioni sulle passerelle milanesi con Marni l'abbigliamento maschile ha catturato la congiuntura imbarazzante e commovente tra l'infanzia e il mondo degli adulti.
Colletti fuori misura allargati su abiti per il tempo libero che avrebbero potuto essere presi dal guardaroba delle vacanze degli anni Settanta di uno zio. I pantaloni, larghi o attillati, erano spesso troppo corti, per sfoggiare calzini e sandali pesanti mélange. Diversi modelli stringevano cupamente le cartelle di pelle, come se fossero più abituati agli skateboard.
Aveva tutto un fascino ingenuo che era fedele all'estetica eccentrica e dai toni retrò di Castiglioni. Ha abbracciato i codici dell'abbigliamento da lavoro per esplorare quella terra di nessuno tra il tempo libero e l'ufficio: impiegando molto blu Maytag-riparatore, o sfumature che evocano le uniformi dell'era sovietica; aggiungendo tasche utility a blazer rimpiccioliti e unendo le maniche degli abiti su camicie squadrate.
In qualche modo i colori nauseanti, le forme goffe e il flash occasionale di rumorose stampe floreali sono riusciti a gelare, come a dire: i geek stanno bene.
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